Ci sono diverse scienze che ci aiutano a conoscere il passato, alcune analizzano cocci di vasi estratti dalla terra, altre scheletri di animali preistorici, altre ancora provano a ricreare i suoni che strumenti e oggetti producevano migliaia di anni fa. L’archeomusicologia infatti è lo studio della musica e della vita musicale nel mondo antico, per capire i contesti in cui venivano riprodotti alcuni suoni e il perché.
Forse anche ora ci sono suoni che gli archeomusicologi del futuro analizzeranno per capire le abitudini di millennial e Gen Z, magari legati al mondo digitale come per esempio il suono del cestino del computer quando viene svuotato (grazie Apple per averlo fatto così perfetto). Altri rumori che fanno parte della vita quotidiana li stiamo già perdendo a distanza di pochi anni, ma per fortuna è nato un museo dei suoni in via di estinzione.
Un lavoro di archiviazione che tra qualche anno potrà farvi tornare in mente ricordi della vostra infanzia, di apparecchi che non usate da anni ma che avete avuto tra le mani molte volte. Siete convinti di ricordarvi il suono dell’astronave di Space Invaders o la suoneria del Nokia 3310? Il rumore graffiato della puntina del giradischi non è ancora del tutto estinto, sorte diversa per il famoso countdown all’inizio dei film in bianco e nero, sempre più un reperto di archeologia cinematografica.
Sul sito online l’archeologo Brendan consiglia di provare ad accendere tutti i suoni insieme. Un’esperienza per appassionati di musica industriale.